mercoledì 27 aprile 2011

Corsi e ricorsi con le ali


Se ritorna a casa, ci lascia le penne.
Ci lascia le penne, se ritorna a casa, e poi non vola più. Le si tappano le ali. Non è un uccello di quelli belli, di quelli col becco all' in su' e l'aria regale. E' un passerotto che ci lascia le penne. Un passerotto in procinto di.
Ci sono certi piumati che migrano al contrario. Ritornano a nord per sentire il calore di chi deve per forza trovare un modo per ristorarsi. Chi rimane al caldo meridione, invece, nelle profondità della Terra, si è abituato ad un' estate annuale. Si scorda le prime gelate. E ogni tanto ci si chiede come facciano a sentir sempre gli stessi pennuti canticchiare. Come possano dormire sereni, appollaiati sui municipi fradici per la noncuranza umana. Lei è un passerotto autunnale. E porta il suo settembre tiepido là dove ci si deve riscaldare.
Lo porta nelle piccole stanze della grandi periferie. Lo porta al parco. Lo porta a fare una passeggiata.
Ci sono certi uccelli che migrano al contrario, costretti a scordarsi il mare anche se in fondo più che passerotti son gabbiani. Ingrassati e travestiti. Son gabbiani camuffati.
Lei è un passerotto autunnale di quelli che hanno cambiato il piumaggio un bel po' di tempo fa. Quando ancora mangiavano i vermi dalla mamma nel loro nido sul mare.

Il nostro rifugio a sud ci sta chiamando. Resta con me per un settembre tiepido e ambrato. Non voglio tornare più da quelle parti.

giovedì 21 aprile 2011

L'aspettativa.


Hai detto a te stesso che non ti sarebbe importato. Si, non ti sarebbe importato.
Ma poi lei ti disse che sarebbe venuta, allora hai sistemato i tuoi capelli, hai controllato i tuoi capelli.
Hai pensato che le sarebbe piaciuta la barba e così non l'hai tagliata. Avrebbe fatto l'effetto giusto, un po' trasandato. Hai pensato che le sarebbe piaciuta ma poi hai avuto terrore di graffiarla, di arrossarla dandole un bacio. Hai detto a te stesso <<sei pazzo a baciarla>> ma quando ti disse che sarebbe venuta, ecco l'impulso di averla con te. Ha le guance rosse come le bambine, e tu gentiluomo non vuoi graffiarla, è delicata. Così hai ripreso il tuo rito da maschio, il rito che avevi lasciato.
Seduto sul divano, ancora bagnato, hai girato una sigaretta incantata, di quelle che ultimamente non ti vengono bene come una volta, hai chiuso gli occhi e te la sei immaginata.
Sapere che profuma di torta, sentire che profuma di torta, mangiarla tutta come fosse di pan di spagna.
Sapere che è morbida come un cuscino, sentire che è morbida, dormirle addosso. Lo sapevi che era morbida, é di piuma d'oca.
Le aspettative ti fanno venir fame quando hai tra le mani una sigaretta incantata. La fame ti fa venire il sonno. Il sonno ti fa venir voglia di svegliarti per vedere se magari è davvero lì. La sveglia richiama, oltre te, le tue voglie sopite. Ritorni a buttarti sul letto nell'attesa che sia il momento adeguato.
Le aspettative ti danno l'idea che lei non sia altro che un piccolo tortuoso sentiero di campagna dove far crescere i bambini e portarli a raccogliere i fiori quando hai raggiunto l'età avanzata. O dove ti saresti inoltrato, in adolescenza, a cercare funghi e dormire sui prati. A tirar fuori le voglie tutt'altro che sopite nel fiore dei tuoi anni. Le aspettative ti danno le visioni. Le tue sigarette ti danno alla testa.
Hai detto a te stesso che non ti sarebbe importato. Ma poi hai sistemato i capelli, hai controllato i capelli e l'hai raggiunta alla fermata.
Un saluto veloce ma poi, t'ha baciato.
Sapeva di torta, di fiori, di campagna, di lenzuola pulite, sapeva di mamma.
Ma anche lei ti aveva odorato.

Le aspettative ti danno l'idea che lui sappia di vento, di miele, di legna, di neve, di donne, di notte, di universo. Le aspettative, te lo fanno vedere diverso.
Sei rimasta per giorni distesa, a girarti la tua sigaretta incantata.
Ma poi quel giorno...alla fermata...


Sta zitta e ascolta.


A volte credo sia meglio rispettare le parole degli altri o almeno accettare i regali così come sono.
Senza la presunzione di trasformarli in ciò che tu realmente vorresti.
Ma Yoko, tu dalla vita che cosa vorresti?


I don't know how
How we're gonna get out
But I'm not scared
Of getting point to point


And I won't care
Leaving everyone behind
Cause I've got them all
Leaving with me in my mind


You know I can't do everything that is best for us
Leaving our home, makes us grow, then I'll go with you
Then I'll go with you
Then I'll go with you


You know I'll be alright
With whatever it is
Our choices aren't too bad
It's the distance


I know I push it over
And I'm sorry for that
Don't mean to make this hurt
When we haven't started yet.


lunedì 18 aprile 2011

PLAYLIST: Una mattinata con Zio Mimmo e Charlie Smokey

Le associazioni mentali sono una gran cosa. Devo imparare a mettere i dischi con Charlie Smokey
  • mogway - mexican gran prix
  • tame impala -desire be desire go
  • the good the bad and the queen - northern whale
  • rifles - brmc
  • arctic monkeys - don't sit down cause i've moved your chair
  • criminal jokers - this was supposed to be the future
  • jimy hendrix - third stone from the sun
  • royksopp - eple
  • arcade fire -  the suburbs
  • bonobo - noctuary
  • devo - i can't get no satisfaction
  • new order - blue monday
  • the clash - train in vain
  • metronomy - radio ladio
  • mgmt - electric feel
  • justice - genesis
  • crystal fightersin the summer
  • white stripes - the hardest button to button
  • iggy pop - penetration
  • gorillaz - dare
  • david bowie - rebel rebel
  • placebo - special k
  • placebo - daddy cool
  • cansei de ser sexy - let's make love
  • i cani - velleità
  • mor or astroman? - spferic waves
  • cream - swlabr
  • the charlatans - you' re so pretty we're so pretty
  • the strokes - under cover of darkness
  • violent femmes - gone daddy gone



domenica 17 aprile 2011

Vado al Barn perché mi piace Il



Beh, mi piacerebbe pensare di essere il disordine che indosseresti con orgoglio.
Come un vestito vuoto sul letto che hai preparato per stasera.

Un vestito vuoto, scegli tu lo stile.
Io mi vesto sempre come fosse primavera. Anche quando nevica. Quando dormono i fiori e i rami hanno le braccia assiderate e nessuno che gli porti una coperta.

Beh, mi piacerebbe che i nostri discorsi da raggomitolare decidessero un giorno di correre in macchina, mettere la quinta e guidare fino al bivio più vicino. Anche dovendo scegliere starebbero meglio di adesso.

Un vestito vuoto, lo scelgo io.
E' necessario che sia gonfio così che possa Girare in Giro come una trottola.
I giocattoli di una volta mi piacevano di più. Quant' erano belle le costruzioni, la corda e gli scatoloni dei puzzle.

Beh, mi piacerebbe che i nostri discorsi raggomitolanti fossero i quadretti mancanti. Mettiamo alla prova la mia pazienza. Potrei metterci anni e posizionarli tutti ma credo di poter aspettare.

Un vestito vuoto, dell' Imperatore.
Per essere vanitosa con cognizione di causa. Passeggiare per le vie della città con Orgoglio e Borghesia e riscoprirmi nuda, senza nemmeno un po' di compagnia.

Beh, mi piacerebbe che i nostri discorsi raggomitolati divenissero un armadio abbastanza capiente da contenermi. Non vengo da sola. Porto due amici che come ricorderai ti ho già presentato.
- Piacere, Dott. Buongiorno.
  Conosce già la Signorina Buonanotte?

Vado al Barn perché mi piace Il.

giovedì 14 aprile 2011

Definitiva perdita di luminosità e "aurorevolezza"


Il ciclo è sempre lo stesso:
- conoscere il tipo
- parlare di cose interessanti col tipo
- fomentarsi
- invaghirsi del tipo per lo più perché mi ha parlato di cose interessanti e non in quanto bello
(il troppo bello stufa)
- baciare il tipo
- fare pensieri sconci sul tipo
- cominciare a percepire la psicosi del tipo
- scemare dell'aura del tipo
- definitiva perdita di luminosità e "aurorevolezza" del tipo.
Bisognerebbe mettersi il piombo nelle ballerine. No, il cemento nelle ballerine.
Anche perché a furia di far alti e bassi mi resterebbe ben poco per cui saltare.
Potevo serenamente continuare a vederli nella loro splendida camicia morbida, appena più alti, coi capelli scombinati e la barba incolta, gli occhi e le labbra grandi come piacciono a me. Labbra grandi, da baciare.
E invece no!
In ogni singolo caso la perdita di "aurorevolezza" ha prevalso. Il mio annoiarmi e l'insana capacità di stupirmi solo quando è notte vince sempre.
Ieri sera a tal proposito abbiamo fatto un bagno di notte e tante altre belle cose.
Per adesso ho molte difficoltà a dormire. Sarà che forse mi sveglio bagnata. E se tengo i capelli bagnati mi viene il mal di testa. E venendomi il mal di testa non riesco a dormire.
Ma perché son così vittima dei circoli viziosi?
Viziosa, mi colpisci con un fiore, lo fai ad ogni ora, oh piccola sei così viziosa.
Viziosa e bambina capricciosa.

venerdì 8 aprile 2011

Nel mio "Stato di Natura" i baci sanno solo di dentifricio.




Il mondo è così privo d'amore, dovrei forse imparare ad odiare?
Queste sono frasi da tipi deludenti.
Ogni lunedì è sempre più blu e non c'è nulla da fare. I New Order ci avevano visto giusto e a questo proposito c'è una sola cosa che mi vien logico da dire: 
come dovrei sentirmi io quando tu mi inganni come fai?
La gente fa polemica. Fa polemica sempre e comunque.
Se avessi in mano io le sorti del pianeta sarebbe tutto diverso. Sarei un padre pellegrino meno bigotto e più colorato, con tanta voglia di fare l'amore e meno di spennar tacchini.
E guiderei il mondo verso una nuova landa. E la chiamerei "Stato di Natura". E la gente starebbe così bene da non crederci.
Jean Jacques Rousseau, era un uomo, ma era anche una garanzia. Una garanzia illimitata.

Quando penso al mio collo inarcarsi verso il cielo mi compiaccio del non fare attenzione a quel che mi si dice.
Ho di meglio da fare io che ascoltar le polemiche. Meglio sforzare gli occhi che le orecchie.

A 18 anni sono andata in vacanza a Londra. Avevo al mio fianco il fidanzato storico.
C'è poco da approfondire. Me ne stavo sempre bella appollaiata a pendere dalle sue labbra.
Che poi da quell'altezza era ovvio non vedessi nulla di quel che mi circondava.
Insomma, ero troppo adagiata su quelle protuberanze gommose per sforzarmi di parlar la lingua.
Lasciavo fare tutto a lui e mangiavo ciambelle e banane al cioccolato come il bambino ciccione di ogni classe che si rispetti.
L'ultimo giorno di viaggio però, ci fu un evento che cambiò radicalmente le sorti del mio parlato.
Mi ero appena seduta sul mio megasedile giallo e strakitch della (non citerò il nome) compagnia lowcost più in voga del momento, quando vidi il ditino di un bambino che sedeva davanti a me spuntare dal lato del suo posto a sedere.
Con fare alla Shining e totale disinvoltura il piccolo parlava al suo dito e vista la socievolezza del mio, di fanciullino, decisi di unirmi alla comitiva. Presentai quindi il mio indice a quello dell'infante.
Una della migliori conversazioni in lingua che io abbia mai avuto il piacere di intraprendere.
Al termine del viaggio, quel duo di falangi era ormai inseparabile. Per non parlare del doppiaggio, magistralmente diretto da me e dal mio piccolo amico anglosassone.
A volte sono decisamente infantile.
A volte mi si prende per stupida.
A volte, ma io sono una tosta. (cit.)
Non me ne frega un cazzo di polemizzare. Un giorno fonderò uno stato e lo chiamerò "di Natura".

Sempre in quel viaggio, (ora che ci rifletto effettivamente diedi il meglio di me) mi capitò di addormentarmi sulla cassa più grande al lato del palco di un concerto metal.

                                                                      (TRUE STORY)

Non fu colpa mia. E' che l'eccessivo rumore mi annoia.
Voglio quindi che tu sappia che c'è ancora posto per te su quella cassa, purché tu abbia voglia di dormirci su.
Magari col mio dito in bocca. Non preccuparti, ti prometto che starà zitto.
E allora, stando così le cose, 
come dovrei sentirmi io quando tu mi inganni come fai?
Prometti di non farlo più e saremo i giusti governanti del mio stato al naturale.
Il mondo è si privo d'amore, ma a che ci serve imparare ad odiare?


venerdì 1 aprile 2011

La mia spazzola è decisamente meglio di un microfono (Yep)


Give me one more chance
Give me one more chance
Give me one more chance to love you!!!!
Non mi piace il reggae ma sono un'artista del molleggiamento, il molleggiamento elettro pop.
RULLANTE E SYNTH!
Il post in questione non ha nulla di criptico o metafisico, serve solo ad esplicare al mondo la mia teoria della spazzola amplificata.

<<Dopo la doccia bollente>>

Ci sono poche cose nella vita che mi rendono veramente felice e una di queste è ballare per casa come mamma m' ha fatta (generando dunque le urla puritane della mia diletta sorellina, forte oppositrice delle mie tendenze naturiste), munita ovviamente della mia serissima spazzola col manico in legno.
Ultimamente mi capita sempre più di rado di poter metter in pratica la bella teoria, visto che le mie coinquiline sono già talmente sature della mia "cazzonaggine" che cerco di evitare ma vi assicuro che nulla, davvero nulla, è più godurioso (neanche una torta) dello shakerarmi tutta sul pavimento in marmo congelato.
Se fossi nata con le gambe secche e il culo dello stesso materiale del pavimento sopracitato avrei fatto la rock-lap-dancer.
Fare il pane, mi piace un sacco. Ma preferisco sempre la lapdance finta sexy dopo la doccia.
Tornando al fascino della spazzola amplificata invito tutti voi a provare per credere.
Il ripetuto e ripetuto molleggiamento elettro pop, vi dona un fisico snello e agile grazie al movimento ritmico di tutti i muscoli del corpo, proprio come quello delle tipe toniche con le spalle grandi che fanno le pubblicità degli attrezzi da ginnastica e parlano male l'italiano.
Vorrei inoltre spezzare una lancia nei confronti del turbante post doccia.
Lo so che mi fa sembrare Moira Orfei.
Lo so che l'effetto è amplificato dal mio neo sul labbro e anche dal trucco prima dell'asciugatura dei capelli (ottimizzare i tempi, sempre) ma è il turbante!
IL TURBANTE è essenziale per la buona riuscita del molleggiamento elettro pop.

Ecco qui spiegato il procedimento da attuare:

mentre state molleggiando sui Foals o sui Bloc party e vi trovate nel bel mezzo del turbine elettronico, aspettate l'attacco giusto per prendere la punta del turbante e tirarlo via con nonchalance.
Poi cominciate a muovere in maniera circolare la vostra (spero folta come la mia) chioma, schizzando ovunque goccioline lanciate alla velocità della luce (consapevoli degli ingenti danni al cosmo intero), ma ottenendo uno splendido effetto videoindieincomprensibile che funziona alla grande.
Che dire, la mia spazzola comincerà presto a perdere i capelli se continuo a stressarla così.
Ma in compenso, quanto sono felice in primavera!