Mettiamo che il tizio che guida la metro si sia sempre posto il problema dell'essere o meno un passeggero qualunque nell'arco di tempo in cui non compie le sue abituali mansioni lavorative.
Mettiamo che non "prenda" la metro da circa 10 anni.
Dieci anni prima del "giorno della sua insana follia", il direttivo oscuro dell'ATM gli aveva affidato il sacro compito di riportarli tutti a casa, o a fare la spesa, a scopare con l'amante stipata in fondo ad Abbiategrasso, a fare da babysitter ai figli della figlia che ha troppo lavoro per andare a giocare e via discorrendo.
Mettiamo che un giorno decida di mettere da parte i frutti fobici della sua deformazione professionale e approvi l'idea di calcare la soglia verde che, dal forum d'Assago, giunge dolcissima fino al più remoto nord Milanese.
Stoppando l'immagine, come nei migliori film postmoderni dagli anni '90 da "Sliding doors" a venire, il protagonista non potrebbe fare a meno di mettersi a riflettere con lo spettatore ed elencare le fatidiche tre, perché sono sono sempre tre, possibilità che gli si pongono davanti mentre sta in bilico sul suo confine esistenziale:
1- Il tizio che guida la metro non è più molto bravo con l'equilibrio così, come volevasi dimostrare, cade su una ragazzina cinese che, aridanghete, sta silenziosamente piangendo. Lui le chiede se può esserle d'aiuto, lei si sfoga, i due diventano amici, inizia il film drammatico con sfondo sul lavoro minorile.
2- Il tizio che guida la metro prende posto accanto ad un uomo di mezza età, baffuto e col cappello da uomo Moretti, intento a scrivere nervosamente su un taccuino di pelle. L'uomo Moretti scrive e scrive e guarda l'orologio da polso e scrive e rimette la mano nel taschino e riguarda attentissimo le sue lancette dorate.
Il tizio che guida la metro ne approfitta e gli chiede l'ora. L'uomo risponde in una strana lingua dell'est e si gira di scatto, quasi arrabbiato. Cosa ci sarà mai su quel taccuino di così importante da non poter rispondere alla più banale delle domande? Pellicola sullo spionaggio. Classic.
3- Il tizio che guida la metro non si intende di film d'azione ma c'è una cosa davvero classica che almeno una volta è passata a ognuno di noi nella testa quando calchi quella famigerata soglia. E se la porta centrale, quella in fondo al vagone, si aprisse durante la corsa e un turbine d'aria fredda e potente portasse via gli ignari passeggeri dando vita ad uno dei più catastrofici blockbuster hollywoodiani?
Il tizio che guida la metro viaggia molto con la fantasia, si sa, ha un sacco di tempo per pensare. La sua più grande sorpresa una volta salito a bordo, però, l'ha riscontrata nell'affinata tecnica con cui, i passeggeri di quel vagone, hanno continuano la loro corsa guardando per aria, fissando nessuno, parlando di niente.
- Tutta la gente l' ha fuori sta uccidendo i miei sentimenti- Pensa nella sua testolina pelata.
E' bello tornare nel muso del vagone