domenica 29 gennaio 2012

Il tizio che guida la metro (parte prima)



Il tizio che guida la metro non lo guarda mai nessuno.
L'autista dell'autobus, si.
Perché nessuno lo guarda? Perché nessuno fa caso alla sua presenza? Perché ti passa velocissimo davanti alla faccia e non riesci a scorgere nemmeno per un attimo che cosa gli passa per la testa?
Io ne ho visto uno l'altro giorno, prima di andare all'università. L'ho visto e ho pensato che fosse stupido non provarci, non tentare almeno per un secondo di capire che cazzo abbia in mente. E' una rarissima creatura, mistica e antropomorfa. Mezzo uomo, mezzo Metro. La parte per il tutto, insomma.
Il tizio che guida la metro è decisamente meglio di ogni autista di autobus possibile ed immaginabile. Anche se entrambi fanno, più o meno, sempre lo stesso percorso. Entrambi si rompono innegabilmente i coglioni. Ma c'è una differenza sostanziale e decisamente rilevante che li distingue. Tale differenza è riscontrabile nel vuoto, nel buio di fronte al tizio che guida la metro. E non ci vuole poi molto a capire che, al di là del soffondo da rotaie che marciano irruentemente sui binari, la sua mente ha il totale potere di viaggiare nell'oscurità che gli si  presenta di fronte. Un'eterna galleria dove la radio non funziona mai, neanche a pagarla, ma i neuroni si. I neuroni danno un party degno delle migliori rock star.
Il tizio che guida la metro ha la mia stima e il mio rispetto totale, perché mentre io sono costretta a immaginare le cose nei vincoli dei miei occhi, della loro strategica apertura, lui può fare quello che gli pare.
Può sentire le palpitazione dei cuori di due adolescenti distesi verticalmente sulle rotaie, ad aspettare l'ebbrezza della morte appena scampata.
Lui può vedere migliaia di topi correre alla velocità della luce nella sua stessa direzione. Li può vedere scappare, li può persino immaginare mentre sfrecciano incontro al loro pifferaio magico.
Il tizio che guida la metro ha anche una grossa fortuna. Senza fare il minimo sforzo può godersi l'immortale spettacolo che l'aura dai sette colori ci regala ogni tanto quando fissiamo una luce.
E' una piccola delizia del cuore per ogni bambino ma lui, lui può vederla sempre.
Ogni volta che incontra l'abbraccio di un altro vagone, si gode lo scontro di due luci che diventano un unico fascio, un sole accecante come non se ne vedono più da tempo.