sabato 28 maggio 2011

Se io fossi frigida





Se io fossi frigida avrei molti motivi in meno per fare tante cose, quindi risparmierei un sacco di tempo.
Se io fossi rigida ascolterei molta musica in meno, quindi i miei timpani ne avrebbero giovamento.
Se io fossi frigida non presterei molta attenzione all' underwear, quindi risparmierei anche in grano.
Se io fossi frigida mi disinteresserei ad un sacco di magheggi politici, quindi anche la mia ulcera ne avrebbe giovamento.
Se io fossi frigida leggerei di più, quindi non avrei abbastanza scuse per ovviare alla mia ignoranza.
Se io fossi frigida molte cose perderebbero di significato, quindi sarei costretta a vederne di nuovi.
Se io fossi frigida avrei un margine di gestione della pelle d'oca decisamente più ampio e tu conosceresti meglio le mie reazioni.
Se io fossi frigida il mio blog sarebbe decisamente meno sconcio, quindi avreste un motivo in più per leggerlo.
Se io fossi frigida avrei già dimenticato da tempo l'effetto Brian Eno.

Se io fossi frigida crollerebbero le montagne, le alluvioni ci distruggerebbero i raccolti, i fIori appassirebbero, i terremoti raderebbero al suolo le città, le cavallette, le api, i serpenti si prenderebbero tutto. Se io fossi frigida moriremmo di fame e di sete. Se io fossi frigida Berlusconi sarebbe immortale, Vasco Rossi ci fracasserebbe i timpani imperando senza sosta anche sulle radio universitarie. Se io fossi frigida finirei per credere in Dio per trovarmi qualcosa da fare. Se io fossi frigida Giacobbo avrebbe maggiore credibilità. Se io fossi frigida ballerei la drum 'n' bass.

Se io fossi stata frigida, e dico solo SE lo fossi stata, i miei viaggi intorno al mondo avrebbero avuto più senso. Se lo fossi stata, ti sarei venuta a trovare più spesso.

sabato 21 maggio 2011

Al mio Zoccolo di legno



La mia deformazione più grande è lo spirito materno. Fosse per me starei le ore a spicciarti i capelli dopo il bagno. Eppure non sono molti gli anni che separano le nostre ancora giovanissime vite.
La prima volta che ti ho vista stavi imparando a suonare la chitarra. Lo stavo facendo anche io ma poi, come in tutte le cose, la presi con amore e la lasciai con sdegno.
Era il tuo periodo della non accettazione e anche se sapevo, ho sempre saputo dall'inizio, che saresti diventata una donna meravigliosa, mi piaceva pensare a te come la mia Scommessa.
Quando vi vidi insieme per la prima volta il mio cuore di mamma si sentì finalmente confortato. Negli anni che ci avevano separate prima di questa felice ( non sai quanto angelo mio) unione, avevo sperato per te il migliore dei compagni. Anche se ti conoscevo poco. Eri la mia Scommessa, no?
Quando vi vidi insieme la prima volta il mio cuore di mamma si sentì finalmente confortato.
Lo avevo lasciato tra le lacrime a causa del mio giocare d'azzardo. In quel caso passato, avevo scommesso male. E' più forte di me. Mi piace investire nella gente.
Mi piaceva quando appoggiavi la testa sulla sua e i vostri ricci si univano in un unico abbraccio. Un abbraccio di forme diverse ma di uguali colori. Un barattolo di miele di due fiori diversi. Dovevate essere buonissimi.
La mia deformazione, come avrai ben capito, è lo spirito materno.
Ed è difficile saperti dare il consiglio giusto. Saper dare il consiglio giusto a tutte voi, bambine mie.
E' difficile sdoppiarmi, moltiplicare le mie orecchie. E' difficile non arrabbiarmi.
Ma con te è diverso. Tu sei il mio specchio. La figura fiabesca più nota e più usata. Il sempre attuale specchio. E lui non ha nulla a che vedere con quella vecchia cornice che mi ha costretta per anni.
Chiederti di lottare è il nostro pane quotidiano. Chiederti di piangere, lo stesso. Chiederti di farlo davanti ai miei occhi è la tua discrezione a deciderlo. Il mio cuore di mamma non ha più conforto ma come una madre sa bene dalle tue lacrime sgorgheranno giorni migliori. Dai nodi nella tua gola usciranno note ancora più dolci.
In questo momento avrei voglia di riempirti di biscotti. So che ti piacciono tanto e che non li vuoi mangiare, ma starò buona.
Mi limiterò a lasciarti chinare il capo sulla spalla quando mi diventi un riccio accoccolato.
Come ben sai la mia deformazione più grande è l'istinto materno. Non voglio lasciarti ma prima o poi dovrò farlo. Cerchiamo di vederla nell'ottica altruista. In un certo qual modo sarò sempre con te.
Lo sapevo dall'inizio che saresti stata una donna meravigliosa.
Lo sapevo che avrei vinto la scommessa

giovedì 19 maggio 2011

Anna spinta da Archimede



Anna è tornata a casa con una nuova fissazione. Una volta tralasciata la crisi mistica e riprese le fila del suo ateismo spiccato la necessità di un nuovo punto di riferimento sembrava impellente.
Girando per la casa in cerca di nuovi simulacri la bilancia le sembrò l'oggetto più indicato.
Nella sua estetica era decisamente sobria. Un design intramontabile. Bianco, colore neutro, sta bene su tutto tranne che sulle ciccione. Anna ha delle belle forme ma non è una cicciona.
I numeri sulla superficie anteriore ben disposti all'interno di quello spicchio pericoloso ti fanno pensare non solo alle calorie ma anche allo scorrere del tempo. E'come se ogni chilo che prendessi fosse un'ora in più sulla lancetta che ti porta alla menopausa. Anna è una donna ormonale, una donna ormonosa. Il suo ciclo è ingannevole e sfuggente quasi quanto lei con i legami affettivi.
Appena salita su quel piedistallo che tanto spaventa milioni di esseri femminili sulla terra fu la sorpresa a coglierla. Anna burrosa, Anna tornita, Anna ormonosa pesava oggi 25 chili.
- Com'è possibile?!?
si chiedeva crucciata aggrottando le sue lunghe e folte sopracciglia. Soltanto il suo seno ne pesava almeno due!
E il suo sedere? Un bel sedere a mandolino! Il suo ex fidanzato musicista polistrumentista adorava suonarle le natiche e riempirle di baci come fossero i tamburi della batteria che teneva nello scantinato di casa. Quelle ne pesavano almeno 3. Sicuro come la morte.
Di corsa esce dal bagno e chiede consiglio alle sue coinquiline interrogandole approfonditamente su un possibile guasto a quell'aggeggio della morte.
Niente. La bilancia funzionava perfettamente. Nessuna spiegazione sembrava plausibile eppure in quel momento le venne in mente di come la sera prima un soffio di vento stesse per portarla via.
La cosa l'aveva si stranizzata. Era una brezza leggera, niente di che. Nell'ultimo periodo però aveva una dose decisamente inferiore di cattivi pensieri nella testa e dormiva sempre bene, come se non avesse alcun nodo nello stomaco.
Che il peso della sua anima fosse stato più di 21 grammi fino a quel momento?
Non c'era altra spiegazione. Il peso di Anna era direttamente proporzionale alle sue preoccupazioni. 
Le curve rimanevano al loro posto ma la lancetta della bilancia tornava indietro.
Quando lui l'aveva presa in braccio quella sera di poco tempo fa,  Anna aveva sentito su di lei un effetto simile alla spinta d'Archimede, quella che ti insegnano a scuola:

Un corpo immerso in un fluido riceve una spinta di intensità pari al peso di una massa di fluido di forma e volume uguale a quella della parte immersa del corpo.

Anna giaceva pesante, anzi di piombo sul fondo del mare. Fino a quel momento era stata lei a pesare. Come le zavorre e come le ancore. E fino a quella sera di poco tempo fa nessuna spinta l'aveva riportata a galla.
Ma quando la prese in braccio quel corpo immerso in un fluido ricevette la spinta giusta verso l'alto.
Anna ormonosa, Anna tornita, Anna burrosa pesava oggi 25 chili.

E' incredibile come possano apparirti leggere le donne quando riesci a strappar loro una risata.

domenica 15 maggio 2011

Ho provato solo una cosa nella vita


Muoversi. Andare. Lasciare. lascia ma non lasciarmi.
E aver pensato fino ad oggi d'essere uno spirito libero, una nomade pronta a ripartire.E poi la strizza totale. Il pensiero di non voler assaggiare più nulla e di rimanere qui a godermi il giardino. Non voglio credere di dover ricominciare da capo. Dover ricominciare dalla testa. Una testa calva su cui far ricrescere i miei capelli sempre stati lunghi.
Non riesco a far allungare la frangia, a farla ritornare il bel ciuffo di una volta. Forse perché quando guardo quella tendina castana mi sento ancora sicura di poter essere piccola.
Ho 5 anni.
Prendere il tram. Prendere la metro. Pagare tanto. Pagare tutto. Andare al parco.
Vedermi mediocre come mi capita raramente nella mia egocentrica vita. Sentirmi stupida e inetta. Io non so fare nulla. Non so fare veramente nulla. Sono la persona più vuota che tu possa conoscere.
Se tu esistessi davvero ti chiederei di farmi sedere e zittirmi. Io mi calmerei e noi andremo d'accordo. Ma sempre se esistessi come farei a lasciarti per i palazzoni...il grigio...i semafori scattanti. Non avere più un mio spazio per farti dormire quando vieni a farmi l'amore. Se esistessi non mi muoverei e lo so che non è giusto, che non si fa così. Ma avrei una scusa almeno parzialmente accettabile per la mia vigliaccheria. Ho paura. Ho tanta paura, ma non c'è altro modo per sconfiggere la mia pigrizia. La mia mediocrità già citata.
Imparare a fare qualcosa. Imparare a farlo bene. Sentirmi fiera a ragione... per una volta.
Tutti sono ben vestiti e tutti fanno un gran casino.
Ci sono sei cose che devi fare senza fallire per fare in modo che il tuo uomo ami solo te.
Tutte le ragazze si fanno mille giochi mentali, compresa me, e tutti i miei ragazzi si sono sempre vestiti allo stesso modo.

Se esistessi ti chiederei di farmi sedere e di zittirmi. Io mi calmerei e noi andremo d'accordo. Anche in una stanza ritagliata. anche in una stanza affollata.

sabato 14 maggio 2011

Yoko's Psychedelic Breakfast

Devi svegliarti Piccolo Seme di sesamo...VIA LA COPERTA!
Un padre sa come si prepara con cura la colazione più adatta e nutriente per la sua bambina.
Adesso che il Piccolo Seme ne è germogliato è difficile ricordare certi attimi rituali.
Qualcosa però è rimasto. Una casa fredda, freddissima. Non c'erano i termosifoni, solo coperte su coperte, e i vestiti di sua cugina infilati di fretta e furia, perché casa è lontana dalla scuola e bisogna far presto.
L'odore del mare ha un doppio significato per i bambini che crescono sulla sua riva. Anche se non ti piace, finisci per affezionartici. Anche quando ci sono le trombe d'aria e hai paura che un'onda ti porti via. Era così vicino. Così vicino che potevi affacciarti alla finestra e guardarlo anche d'inverno. Anche se sei una bambina che preferisce l'orto dietro casa alla riva del mare. Qualcosa è rimasto. Come la canottiera di lana che il Piccolo Seme non voleva per nulla indossare e i salti sul letto. I salti sul letto sono un evergreen. E poi il gioco dell'aspirapolvere. Un gioco che si fa in due.

CHI BERRA' IL SUO LATTE PIU' VELOCEMENTE?

La domenica mattina aveva il senso di un buongiorno speciale. Non c'era fretta, anche se il Piccolo Seme si svegliava presto comunque (abitudine mai persa negli anni). A volte avevi anche la fortuna di trovare le brioches nel forno o il plumcake con la frutta in mezzo. Perché anche la mamma ci teneva a certe cose.
Ma la domenica aveva molto più senso per altre ragioni. La musica. La colazione psichedelica del suo papà.
Non tutti i bambini hanno certe fortune ma il Piccolo Sesamo beveva il latte della mucca meglio nutrita della storia. La mucca dei Pink Floyd. E nel suo crescere le riecheggiavano i cori dell' Atomo Madre Terra. Nel suo saltellare gli sbadigli fragorosi di Alan. Nel suo sorridere, i campionamenti sfrigolanti delle uova fritte e del bacon.
Il succo d'arancia. Quella canzone te lo fa quasi vedere mentre scende giù, abbracciando dolcemente l'interno del bicchiere. Che immagine coloratissima per una bambina.
Forse è per questo che il Piccolo (ma ormai adulto) Seme di sesamo non ha più smesso di fare colazione, anzi, è il pasto a cui tiene di più. Lei e il suo papà non parlano spesso. Non sono tipi a cui piace stare al telefono. Lui però doveva portarla all' ETA' DELLA RAGIONE, o almeno così le disse prima di rendersi conto che di ragionevole la sua bambina non aveva proprio nulla. Nemmeno i denti del giudizio.

Solo una sfilza infinita di SE vicino all'ultima traccia. Quella prima del '68.

martedì 10 maggio 2011

Gli errori commessi per Jeanie

Baby Face ha le giuste motivazioni per credere che i suoi errori siano stati commessi per lei.
Ha i giusti strumenti per argomentare questa tesi.

- Credimi, essere duro con te non è semplice, non lo è affatto. E non bello vederti rincorrermi consapevole di quanto mi veniva difficile starti dietro. Ti trascini dietro me come la scia di una lumaca. Come sei viscida. Mi disgusti.

I suoi errori sono stati commessi per lei e adesso che nulla e nessuno si pone dinanzi la sua strada si sente come se non avesse motivo di fare certe scelte. Si sente stabile. Si sente inchiodato al terreno. E' finalmente libero di lasciare vuoti un bel po' di letti ma non gli va neanche di dividerli con qualcuno.
Non sente che gli archi.

- Ci siamo rotolati nella colpa per un sacco di tempo ma adesso è più semplice pensarti sporca. Sei disgustosa.

Jeanie si è messa una maglia che non si è ancora ben asciugata e continua a chiedergli come sta.
Come deve stare? Prova ribrezzo solo a guardarla. Non la trova nemmeno attraente. Puzza di umido. Puzza di marcio.

- Quando cammino per strada non voglio lo strascico dei tuoi dispetti. Non voglio sapere quanti te ne sei sbattuta, non voglio incontrare chiodi di pelle e non voglio incontrare te. Sei una finta rockstar del cazzo. 
Non voglio sentire che gli archi.

Baby Face ha le giuste motivazioni per pensare che i suoi errori siano stati commessi per lei.
Sente che la pietà non è un sentimento fatto per chi non vuole sentire che gli archi.
La guarda e l'unico pensiero che lo sfiora è quello di volerle lasciare uno sputo sulla guancia. Per quanto possa sembrare sporca questa immagine, Baby face la ritiene comunque più pura di quel mascherone che lei porta in viso.

Jeanie non sa ancora quanto lui la disprezzi. Pensa sempre che le sue parole siano messe lì, giusto perché è sempre incazzato col mondo, perché gli piace buttarla sul tragico. Ma adesso è passato davvero troppo tempo per tergiversare ancora sulle stronzate.


Sono finiti i tempi di Sweet Jane. 
Sono finiti quelli di Sweet Jeanie.

mercoledì 4 maggio 2011

Principesse Elettriche nel giorno del Magone



La Principessa Elettrica vive beata nel suo "Mondo dei Palloni Aerostatici". E' un mondo deserto. Non ha genitori, amici o parenti. Vive da sola in un cosmo protetto e invisibile all'occhio alieno, oscurato da una coltre di arcobaleni che fanno da atmosfera.
Nel mondo dei Palloni Aerostatici tutto è elettrizzato. Lei è elettrizzata. E' sempre, perennemente entusiasta.
Non ha bisogno di nulla per rabbrividire. La lisergica aria del suo paese le garantisce un naturale sentimento elettrico che la tiene di buon umore tutto il giorno. La sua espressione felice non la rende particolarmente bella poiché le si gonfiano ancor di più le guanciotte (tipico e anche unico tratto particolare degli abitanti del suo mondo, visto che è la sola a stabilirne la densità di popolazione).

Chiedere ad una principessa Elettrica di mettere il muso solo perché così è più bella? Non mi pare ragionevole.

Come una valchiria aliena vola a cavallo dei suoni palloni completamente nuda, come Margaret sulla sua scopa appena tramutata in strega.
E canta e canta e canta. E' lei a stabilire se sia stonata o meno. Non deve rendere conto a nessuno la nostra principessa elettrica.
Quando torna al castello se ne frega della doccia e attacca le casse alla sua orchestra beatnick.
Molleggia come il Dio del Pop. Molleggia come James Brown. Ma l'orchestra è beatnick.
Non c'è nulla che possa turbare gli equilibri a circuito di Elettrica.
Nulla tranne il "il giorno del Magone".

Ogni fine del mese il Dottor Magone viene a far visita alla Principessa elettrizzata.

Il Magone si presenta come un panciuto signore sulla settantina, vestito in maniera decisamente Hippie ma con una valigetta altrettanto Yuppie. Tipico esempio del decadimento dei costumi finto-borghesi nella galassia del Miglioramento.
Quando arriva l'ora della visita Elettrica deve farsi trovare a stomaco vuoto (cosa che rende il momento, già irritante di per sé, ancora più antipatico, visto che diventa una belva aliena se le togli la sua pappa d'avena).
Magone le controlla per prima cosa le pupille. Devono essere sempre ben dilatate o dovrà prescriverle altro lsd. Si passa poi ai riflessi. Gomito, ginocchio, orecchie, denti, dita, tutto deve rispondere agli stimoli in maniera velocissima o dovrà prescriverle altro lsd. Per terminare la visita il vecchio mago le spulcia i capelli.
I capelli di Elettrica sono lunghissimi, ma proprio lunghi lunghi lunghi! Non avendo alcun tessuto a disposizione deve coprire in qualche modo le sue voluttuose nudità per l'arrivo del dottore. Lei di suo non prova alcun senso di vergogna.
Magone la spulcia e poi le fa le trecce per evitare che le si elettrizzino dai nervi. Pensa a quanto possa essere irritante per Elettrica che le tocchino i capelli! Ma Magone è un medico e sa cosa è giusto per la sua paziente. Così le intreccia i capelli e poi le prescrive dell'altro lsd.

Elettrica odia il giorno del Magone. Nella sua galassia l'uso di psicofarmaci lisergici è talmente diffuso che le sembra di aver a che fare con uno psicanalista di New York. Glieli danno come l'aspirina.
E' triste soffrire di Eremitismo plateniario. La sua è sicuramente una patologia accertata (o almeno così disse il team di Magoni che l'aveva visitata quell'unica volta che lasciò i palloni aerostatici).

Ma per certe cose servono a ben poco le pilloline del Dottor Magone. Non c'è cura che basti per certe forme di solitudine.
Apri gli occhi Elettra. Apri gli occhi. Apri gli occhi.